domenica 22 agosto 2010

- Le Colline Hanno Gli Occhi

 

Genere Thriller, Horror, Drammatico

Produzione Wes Craven 

Maddalena films  Anno 2006  

Regia Alexandre Aja 

Sceneggiatura Alexandre Aja e Gregory Levasseur 

Colonna sonora Tomandandy 

Attori: Ted Levine, Kathleen Quinlan, Vinessa Shaw, Aaron Stanford

 

- Breve Introduzione
Nel 1977 il regista  Wes Craven realizza un film dal titolo Le Colline Hanno Gli Occhi, con scarsi mezzi e pochi soldi, riesce a portare sul grande schermo le vicende drammatiche di una famiglia americana che si ritrova a vivere un'avventura inaspettata in un posto inospitale. Storia di fantasia che però tocca temi realisticamente inquietanti. E' anche per questo che il film all'epoca suscitò non poco interesse e fu trasmesso nelle sale di tutto il mondo.

1985, Le Colline Hanno Gli Occhi 2, è il seguito del primo film.
La regia è sempre di Craven, che in questa pellicola ha riproposto una situazione analoga alla precedente, ma al posto della famiglia troviamo un gruppo di motociclisti; anche se sono ancora presenti alcuni personaggi della prima trama, che il regista ha inserito per ricollegarsi così al meglio a quella storia originaria.

Agosto 2006. Dopo quasi trent'anni torna sul grande schermo il remake del film del 1977, anche stavolta il titolo è lo stesso, Le Colline Hanno Gli Occhi. La regia invece è di Alexandre Aja, Wes Craven è il produttore. 

- Trama, Recensione e Trailer
Deserto del New Mexico. In una zona impervia, pochi uomini coperti da tute, paiono astronauti su di un pianeta alieno. Si muovono lentamente, intenti a rilevare dal terreno con un apposito strumento eventuali tracce di radioattività. Dalle colline sguardi indiscreti abbracciano il panorama sottostante. Poco dopo nulla più sarà come prima, degli altri passi arriveranno a violare quel silenzio.

Stesso territorio, in un altro momento.
La stazione di servizio pare come un bel miraggio in mezzo a tanta desolazione; allo stesso tempo, non potrebbe essere più in sintonia con il resto del paesaggio dall'aria spettrale e con i colori tetri di questa terra polverosa e arida. Sorprendentemente però, in questa zona sperduta, anche l'attigua casa fatiscente e il resto del cortile trasandato possono sembrare come una verdeggiante oasi nel deserto, specie se si ha bisogno di fare una breve sosta e di un piccolo aiuto per trovare la strada più giusta per arrivare al più presto alla meta. L'anziano padrone di casa non è una visione migliore, anche lui s'intona molto all'aspetto sinistro di questo posto fuori dal mondo.

La famiglia Carter per fortuna ha altro per la testa. Aria di vacanza, spensieratezza e allegria nei loro discorsi e più di tutto traspare il desiderio di arrivare il prima possibile a destinazione. I ben più confortevoli lidi della California li aspettano! Si sono fermati con la loro auto e roulotte, ma solo per un attimo. Anche se in verità i due pastori tedeschi, Bella e Bestia, che viaggiano al seguito dell'allegra famigliola, farebbero volentieri una lunga escursione perlustrativa tra queste vecchie cose polverose e forse chissà, potrebbero anche scoprire qualcosa di sinistro. Un attimo di distrazione e già uno di loro s'introduce all'interno della casa, prontamente ripreso da Lynn.

Brr! Questo posto da'  proprio i brividi, ma tanto si va via al più presto! Bob Carter ha già messo in moto l'auto e dal finestrino della macchina ringrazia ancora il padrone di casa; in fondo è stato gentile a consigliargli di proseguire su una strada che taglia per le colline, una via poco conosciuta e un po' fuori mano ma che consente di ridurre di molto i Km da percorrere. Per lui e la moglie Ethel, questo è un viaggio speciale, un modo carino di festeggiare il loro anniversario di matrimonio e per trascorrere finalmente un po' di tempo con tutta la famiglia riunita. 

Ne fanno parte i due figli adolescenti Brenda e Bobby, inoltre, anche la figlia sposata Lynn e suo marito Doug hanno deciso di trascorrere con loro questa vacanza. A dir la verità, quest'ultimo non ne è tanto entusiasta, al momento non approva la scelta del suocero che li ha portati in questa zona desertica; da novello papà si sente responsabile di quello che potrebbe accadere alla sua piccolina e non vorrebbe mai mettere a rischio la sua vita. Decisamente un'escursione poco adatta a una neonata. 

La via polverosa che si snoda sempre più tra le alture di terra rossa, sembra addentrarsi verso un paesaggio ancora più aspro. Intorno, ampie distese monocromatiche paiono risplendere alla luce di questa giornata rovente. L'assolato e pietroso panorama si mostra allo sguardo con tutto il suo fascino, suscitando emozioni contrastanti. Il posto attrae per la selvaggia bellezza e allo stesso tempo trasmette una sensazione di sgomento, per il suo essere così arido e inospitale. Perdersi qui non deve essere una bella avventura! Per fortuna loro sono solo di passaggio. Certamente superata quell'altura si delineerà la strada principale…

Sono anche questi i pensieri dei Carter, ma evidentemente non è il loro giorno fortunato.
Ben presto, infatti, si ritroveranno con le gomme a terra, impossibilitati a proseguire.
Questi sono i primi momenti del film, attimi spensierati di una normale famiglia americana.
Dopo ciò, tutto prenderà una piega diversa. In quest'area sperduta e desertica, dove comunicare col resto del mondo è impresa assai ardua, si ritroveranno catapultati in un incubo. 

Lottare per la sopravvivenza sarà l'unica occupazione possibile e necessaria tra queste colline disabitate... o forse no… Occhi indiscreti già li studiano da lontano; Ruby, una sorta di Cappuccetto Rosso, si aggira tra le pietrose valli, ma anche Jupiter, Goggle, Pluto e altri ancora, questa landa desolata è il loro mondo.

- Purtroppo, ancora in tante parti del mondo i conflitti esplodono cruenti, accesi dall'odio, da interessi più o meno sommersi che alimentano ulteriormente i fuochi della discordia. Il regista Craven deve aver pensato che quel suo film di circa trent'anni fa, violento e provocatorio, intriso di crudeltà, ma anche di un atto d'accusa contro le devastazioni sommerse che spesso le operazioni belliche si portano dietro, era quanto mai attuale.

Wes Craven ha ritenuto cosa buona riportare quella trama sul grande schermo, ma stavolta ha deciso di fare solo il produttore e per la regia ha scelto un giovane cineasta francese, Alexandre Aja. Il ventottenne Aja ha ripreso subito l'originale sceneggiatura e in collaborazione con Gregory Levasseur ha realizzato l'ultima versione de Le Colline Hanno Gli Occhi.

Questa nuova edizione, pur restando abbastanza fedele all'originale, ha un qualcosa in più, anche perché nell'impresa di ricostruzione il regista ha avuto dalla sua parte i mezzi e le tecnologie che il cinema moderno offre, che miscelate al suo talento e indubbia bravura, gli hanno permesso di confezionare una pellicola più congeniale ai cambiamenti e ai gusti attuali del pubblico. Anche se bisogna dire che il tutto è davvero sconvolgente e fin troppo estremo e terrificante.

Il film è un pugno nello stomaco fin dai primi minuti. I titoli di testa scorrono lenti su immagini in bianco e nero che mostrano inquietanti funghi atomici, deflagrazioni che si allargano sulla sommità in eteree, agghiaccianti nuvole di fumo; su questi, inoltre, rapidissimi flash di foto che raffigurano feti e neonati deformi.

Scompaiono subito alla vista, sostituiti da nuove immagini, ma lo sguardo riesce ugualmente a cogliere quei particolari che lasciano senza fiato. Esseri indifesi e sfortunati, nati in un momento sbagliato. Diritto alla vita, violato, stravolto, negato.
Con questo inizio Alexandre Aja si collega al tema del film, celato nella trama intrisa di violenza e paura. La primissima parte potrebbe sembrare una di quelle vicende all'americana: famiglia medio borghese, avventura senza troppe emozioni, frasi e discorsi stereotipati, allegria e… tutto è bene quel che finisce bene!

Ci si accorge ben presto che in questo caso si è di fronte a qualcosa di diverso; eppure qui non ci sono fantasmi, astratte entità che arrivano da dimensioni parallele. Il pericolo è qualcosa di concreto ma non meno spaventoso e gli spazi sconfinati non sono stanze anguste e scure, ma comunicano ugualmente una sensazione claustrofobica. E' una trappola aperta da cui è impossibile evadere. Le scene non lasciano nulla all'immaginazione. Tutto è mostrato con cruda realtà, con un realismo sconcertante. 

Le ricostruzioni degli accadimenti non paiono affatto artificiose, così pure i vari personaggi subnormali. In particolare, questi ultimi sono il risultato della maestria della K.N.B. Efx Group di Gregory Nicotero che ha realizzato gli effetti speciali. Computer grafica e una sapiente opera di trucco hanno generato delle creature abnormi e spettacolari. 

Oltre agli esterni d'affascinante e inquietante natura desertica, sono di grande impatto visivo anche gli interni, in particolare quelli girati nella città dei manichini, una sorta di paese fantasma, dove l'incuria e il tempo ha lasciato segni di devastazione e polvere. Una visione ormai lontana da quella perfetta e linda ricostruzione che anni prima l'esercito americano aveva usato per certi test post-esplosioni, qua e là solo qualche bandiera a ricordare quel periodo ormai passato.

Costruzioni ingrigite dal tempo, in queste stanze, tra l'immobilità d'attimi di vita quotidiana rappresentati come in una casa di bambole, la telecamera avanza lentamente aprendo un varco allo sguardo dello spettatore, tra questo agghiacciante scenario, la suspence è al massimo e i brividi sono assicurati!


Le musiche di Tomandandy fanno da colonna sonora alle scene, contribuendo a renderle ancora più ad effetto. Il cast di attori è formato da interpreti che pur non essendo famosissimi, hanno già recitato in film piuttosto noti. Aaron Stanford (X-Men2), Gregory Nicotero (Cabin Fever), Ted Levine (Memorie di una Geisha), Dan Byrd (Il Custode), Kathleen Quinlan (Apollo 13), dando prova di indubbia bravura e anche in questo caso se la sono cavata bene. 

Tra questi, come non ricordare Aaron Stanford, qui ha vestito i panni del giovane e pacifista Doug; è riuscito a caratterizzare questo personaggio conferendogli quella particolarità del suo modo d'essere, che l'ha visto dapprima pacifista convinto e intollerante verso certe idee del suocero, poi disperato, ma deciso e sprezzante del pericolo, perché armato del gran coraggio dato dal voler più di ogni altra cosa difendere ciò che ha di più caro. La sua è un'interpretazione che tocca il cuore e allo stesso tempo può risultare agghiacciante. 

Non è un film all'acqua di rose, è una trama che evolve sempre più in una spirale di scene forti di esplicita crudezza, eppure, in quei momenti drammatici, si darebbe volentieri una mano agli sfortunati componenti della famiglia, per aiutarli a distruggere gli aggressori. Chiaro il concetto che la violenza genera violenza, ma qui c'è in gioco l'istinto di conservazione e per i Carter è una dura lotta per la sopravvivenza e la famosa frase pacifista mettete dei fiori nei vostri cannoni per loro avrebbe il sapore amaro di un'utopia irrealizzabile.

Certamente l'idea di chi ha realizzato il film, d'inserire tra i personaggi un neonato, è stata una mossa che ha contribuito a rendere più angosciante l'intera vicenda, perché lo spettatore è emotivamente coinvolto in quell'escalation d'eventi e non può fare a meno di rimanere col fiato sospeso, temendo per la sorte di questo piccolo essere indifeso. Allo stesso tempo, è anche una vicenda che fa pensare, perché a un certo punto, nonostante tutto, viene anche da chiedersi chi sia veramente la vittima e chi il colpevole, perché i cattivi sono anch'essi vittime (ma ciò non li giustifica).

Il messaggio che Alexandre Aja vuole dare, e prima di lui Craven, paradossalmente è un messaggio di non violenza. Questa pellicola racchiude anche una provocazione, è uno schiaffo all'indifferenza, é un'accusa e un monito ai signori della guerra, che ogni giorno tengono in mano le sorti del mondo, affinché riflettano sull'uso irresponsabile di certe armi belliche, che oltre a distruzione e morte, possono pure generare atavica brutalità e vendicativa ferocia. Come dire, qui è finzione ma se non si sta attenti la realtà può essere peggiore della fantasia… e come dimenticare poi, quelle foto dei titoli d'apertura, sono sicuramente più forti di qualsiasi rappresentazione filmica.

- Curiosità
La trama del film è liberamente ispirata a una sinistra vicenda che narra di una famiglia della Scozia che in certe zone, assaltava e uccideva i viaggiatori, in più pare che questi predoni fossero addirittura cannibali.

Le foto mostrate all'inizio, purtroppo, non sono fotomontaggi, le deformità in quel caso sono il risultato dei devastanti effetti del micidiale Agente Arancio, l'erbicida usato dall'esercito USA nella guerra in Vietnam e non di mutazioni genetiche date da radiazioni. Per la creazione dei personaggi subnormali, invece, gli addetti ai lavori hanno ricalcato gli effetti e le reali deformità causate dalle radiazioni dopo le esplosioni di Hiroshima, Nagasaki e Chernobyl. 

Le scenografie sono state girate in alcune zone degli Stati Uniti e nel deserto del Marocco.

- Trailer del film Le colline hanno gli occhi

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